domenica 27 ottobre 2019

Filastrocca d’amore e d’autunno

Il mio bosco, il tuo bosco
che gioia
si tingono dello stesso rosso!
Io una betulla sottile
tu forse un gran ippocastano
siam cresciuti lontano
ma cadendo la tua foglia e la mia
s’annidano per la linea 
dello stesso ramo.
Un bambino -il più solo-
dice qui poesie 
in un dialetto indiano
per una magia da sciamano
ci raccoglie e porta via
la tua foglia e la mia.
E perciò io ti dico
col mio profilo ombreggiato 
che vale più questa caduta 
che tutta la primavera
prima vissuta
e intorno s’alza un primo freddo
qualche comignolo sbuffa 
e tuffa nell’aria 
la cenere del nostro incantesimo
abracadabra dice il bambino
soffia la brace e andiamo via
sfiorando nuvole cercando neve
la foglia tua e la mia.



giovedì 8 agosto 2019

Procrastinazioni rituali

Sì, qualcuno riposa sempre
in una nave in cammino
ignaro dei fulmini e delle crepe
all’albero maestro.
Riposa qualche organo
in un corpo malato
come avvinto a una sua eternità 
apre e chiude i suoi vasi
come una ghiandaia il suo nido
con qualche foglia.
Per qualche ragione 
anche io riposo 
nel nostro noi agonizzante
e anche tu riposi
entrambi abbiamo le spalle 
di un contadino con la pelle dura
che ogni giorno da molti giorni 
coglie grano dal suo campo arso.
Abbiamo gli occhi velati
di una tessitrice di quattro lustri
che trova alla prima la cruna dell’ago
e sa che è merito del foro largo
della saliva e della paura: 
ogni cosa si ripete
fino a  che non muore,
dice alla sua ancella celeste
ancora novizia e maldestra 
disabituata al morire.
E riposa mentre intreccia
trama e ordito con un dito.
Così io riposo 
e tu riposi
e sibilano alla nostra porta
molti venti e molte piogge
qualche nido si disfa
il grano biancheggia
si sfilacciano gli orli dai tessuti.
E pronunciamo noi all’unisono 
con la ghiandaia
il contandino e la tessitrice
la nostra formula rituale
“ci penseremo domani”
E ci gustiamo le provviste 
i nidi le coperte
lasciamo fare ai presagi 
-quante rondini solcarono il cielo?
furono dispari o pari?
in che direzione fu lanciato il sale?-
poiché qualcuno sempre indugia
sempre riposa in ciò che meglio gli viene.
E a me viene bene 
questo amarti sfiatato 
coi minuti contati.
Ci pensiamo domani.

Ph.J.Uelsman


mercoledì 24 luglio 2019

Euridice

L’amore mi sembra stanco 
per le stanze scivola qualche fantasma
nel buio risuonano nomi
che furon presenze
sembra una litania di niente
eppure è un sogno soave
saper che resta 
in fondo al buio un canto
che la memoria è un tronco
ove dimoran corvi bianchi 
che un pianto alato prende il volo
si stacca dal cuore come da un ramo
che in quel sogno umido siamo
nel nostro Ade di nebbia
un nome vivo che guizza
un passo familiare
o forse il bacio spettrale
che si assicura al suo dormiente
e svaporando elude 
ogni anello mortale.




domenica 19 maggio 2019

Invisibile topografia di un cuore

Di te mi piace il cuore 
il porto il canto
di te mi piacciono i marinai
che ti sistemano i venti in mezzo al cuore
le barche sistemate alla rinfusa nel porto
mi piacciono i tuoi musicanti
all’imbarcadero che cantano
con i loro liuti malinconici
mi piace che dentro al tuo cuore
c’è una storia un porto un canto
Mi piace che il tuo porto è aperto
per chi viene dal mare
ed ha mura forti sui monti
una volta che sei entrato.
Mi piace che gli uomini nel tuo cuore
parlano tutte le lingue 
e portano tutte le spezie.
Le serate sono belle nel tuo cuore
si accendono i falò
i pesci parlano nel tuo cuore
perché hai reti a maglie larghe
e non uccidono mai i tuoi pescatori.
E poi ci son bettole allegre 
ubriachezze romantiche che ballano 
danze marocchine
c’è un promenade lunghissimo 
pieno di palme e panchine blu
che costeggia il tuo cuore.
A volte mi dici che è troppo affollato 
si rattrista si vela di nebbie oceaniche
si ritirano sottocoperta i marinai
I musicanti posano i liuti
i pesci parlanti ritornano muti.
Allora io resto nel tuo cuore 
spolvero i muri pulisco le bettole
sistemo i liuti nutro i pesci.
Allora arriva una notte di solo cielo 
e pioggia grigia.
È tutto chiuso -dico- e fermo gli avventori.
E resto a voler bene al tuo cuore 
di travi e chiodi scoperti.
Voglio bene alla tua rete 
con le maglie troppo larghe.
È buono il tuo cuore, ti dico.
Così alla mattina tu riapri 
come farebbe il bravo sagrestano
nel paese in cui sia rimasto
un abitante almeno. 
Arriva una nave dall’orizzonte 
 ha un grande ombrello giallo sulla prua 
porta querce da sughero 
cacao e almeno una poesia.
“Tutto buono” gesticola un uomo nero
col suo accento africano.
È buono, bizzarro il tuo cuore.
Mi piace il tuo cuore.




sabato 4 maggio 2019

Sotto il mento del tuo simbolo

Qualche volta una sera 
son tutte le sere esistenti
luminescenza d’addii
guarnizione d’inverni.
E un amore sono tutti gli amori 
incastro di fiati e di perdite.
Così tu sei tutti gli uomini
del dopo e del prima
e io mi assesto prima del precipizio
volendo riposare
in questa sera ch’è ogni sera
e in questo amore ch’è ogni amore
e in te che sei ogni uomo.
Sopraggiungeranno in questo quadro
lune e aquile 
s’aprirà un greto d’acqua 
e nella roccia un arabesco di storie
non mancherà nulla
a questa sera, a questo amore 
e a questo uomo che è tutti gli uomini 
poiché la vita ha di queste improvvise sintesi
che elargisce di tanto in tanto
all’uomo che ha nel cuore 
una casa che sia ogni casa 
e un fuoco che sia ogni fuoco.
Dolce la pace di questo riposo
sotto il mento del tuo simbolo, 
uomo che sei ogni uomo.
Resta.


sabato 13 aprile 2019

Qualcuno sa

Qualcuno sa la risposta
Perché arrivai 
Perché ci incontrammo
Dove lontano finiscono le dune.
Qualcuno sa
e forse mi basta
per ancora domani risvegliarmi 
lasciare l’orizzonte al suo perché
e una vela sbrigliarvi senza meta
Qualcuno sa 
e in fondo anche noi sappiamo 
e loro un tempo hanno saputo
ma poi una nera pece sul mare diffuse
e fummo noi ad aprire la cruna
dell’ago e a smarrire la trama e l’ordito.
Qualcuno sa 
e noi adesso preghiamo 
in questa vasta preghiera ci amiamo
perché fede e amore son vela e pece
sull’orizzonte del dubbio.
Qualcuno sa la fine e il fine
ti dissi un giorno in tutta insipienza
e intanto mi chiudevo gli occhi 
e tessevo i futuri possibili
perché volevo amare e non sapere
all’ombra della vasta chioma
di chi sa. Qualcuno sa
e forse anche oggi ci basta.






mercoledì 27 febbraio 2019

Ombra

Quando vai via
e resta la tua ombra 
me la cucio alla punta delle scarpe
-faceva così Peter Pan
per non perdersi un’ancora al mondo-
E se l’ombra è spettro della terra
spauracchio della morte
allora vorrei che fossi la mia ombra
e quando mi alzo in volo
e perdo le coordinate
vederti sulle frange d’un’onda
tra aspre pietraie
su vetrate di grattacieli 
a fare il mio verso alato
richiamando gravità 
necessarie alla vita
così uguale eppure distante
perché infine scegliemmo l’isola che c’è 
- anche se con qualche strappo alla regola.
E se l’ombra è pienezza del possibile
assenza di dettagli
se l’ombra si cuce ai piedi
per non perdere la strada
allora vorrei almeno averti come ombra 
e per primo ritrovarti 
con ago e filo
inatteso in fondo al cammino.

L’ombra mi precede, R.Silvaggio