Ma non per i ginepri in fiore
per gli scrosci silvestri
per l'angoscia ancestrale
dei latrati lontani.
E neanche per il tepore
di questa giungla urbana
per queste chiacchiere notturne
di ferraglie e bottiglie.
Di certo non per queste terrazze
di ulivi e rimpianti
per i mostri
che attorcigliano cielo e terra
-fili e rotaie e nubi-
Dovremmo attardarci
sulla punta d'un dubbio:
e se fosse questo il giorno
che fioriscono i sassi
che rimane acceso il sole
che rinascono i morti?
Mi scosti dal viso
una ciocca
e dici: sciocca.
Bisogna attardarsi.
Potrebbe essere la sera
che parlano i gatti
che camminano gli alberi
che alle sorgenti ritornano i fiumi.
Ti chiudo forte la mano
nella mano
e dico: ri-mani.
Potremmo attardarci
e non per questo nostro battibecco
di pensieri e baci
né per una nostalgia qualsiasi
agitata tra liquori, sudore e sogni
e neanche per l'affetto che viene
guardando un fiore caduto e schiuso
guardando un fiore caduto e schiuso
s'un lembo d'asfalto scuro.
Potremmo attardarci.
Come fosse la prossima
l'alba in cui sarà svelato
il grande segreto
in cui troveremo scritta
la formula del cielo -sul cielo-
quasi fosse un gran bassorilievo.
Mi soffi in fronte
un pensiero
e dici: mistero.
Giri le spalle, andiamo.
Eppur m’attardo
e ti guardo:
e se fosse tra poco
il momento che m'ami?
Cara Alice,
RispondiEliminami fa davvero piacere avere scoperto il tuo blog.
Mi sembri proprio una bella persona:-)
Grazie Vincenzo,
RispondiEliminaun caro saluto.
Alice
Bella poesia Alice,bravissima!Nella vita l'attesa può essere un bel sentimento....
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