domenica 12 agosto 2018

Quattro steli

Boccheggiano in un vaso vitreo
s’un davanzale
quattro fiori bianchi:
qualcuno in quella casa nasce
-dicon due mani intrecciate-
son comete discrete quei fiori
lasciati appostati 
per pastori urbani, 
per cibernetici re Magi;
qualcuno in quella casa è triste
-dice un occhio solo-
sono amori prosciugati
margherite non riuscite
la rabbia a volte è rassegnazione bianca;
qualcuno in quella casa è felice
-dice un bacio ramingo -
furon lasciati fuori -i fiori-
perché in due s’amarono
e non vollero testimoni; 
qualcuno in quella casa muore
-dice un braccio teso-
quei fiori sono remi -crisantemi-
traghettano passanti ciarlieri 
distaccano da un corpo i pensieri.

Quattro fiori bianchi a una finestra 
sono stesi. A me viene di soffiar forte
e vedere cosa tiene:
così a poco a poco la vita si sfoglia
balugina tra il vento il dolore, 
si srotola al sole la gioia, un momento,
infine a lungo non dura la morte,
si stacca dal gambo, ruzzola al cielo,
difficile dire prima dov’era, se c’era:
dimenticare è un movimento
che col restare poco ha a che fare.

Di tutto restan quattro steli
seduti come vecchi attorno a calici fieli 
brindano con mute parole
alla loro radice recisa, lontana:
l’Amore.

(Quattro fiori bianchi
stan fendendo il ghiaccio
di un campo
sembrerà forse crudele
vado a reciderli 
ricomincio la tela)







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