giovedì 8 gennaio 2015

Domani

Sempre ti dico
"Arrivederci a domani"
ben sapendo 
che sarà pur un domani
-nebuloso, qualunque, incerto-
il giorno dopo la bocca
che, pesce muto 
dietro un vetro d'acquario
-chiamalo mondo, allora-,
dice: "arrivederci a domani",
qua e là inciampando 
nelle sillabe, perdendo l'ordine
-Ma-do-ni, ni-ma-do-
bisbigliando con occhi chiusi
"Domani una cioccolata calda...
Domani la salita aspra dei limoni..
Domani il consueto rosso tramonto...
Domani il risveglio arrotolato nella pioggia..."

E domani te nella cioccolata calda,
sulla salita aspra, te poi limoni e tramonto,
risveglio di pioggia, te rima baciata
o ciglio aggrottato
ai bordi della pagina.

Non so quale domani
quanti giri di lancette dopo l'oggi
se prima o dopo la morte
dopo o prima della prossima nascita
in quale emisfero
all'angolo di quale caffè, metropolitana, stazione affollata
su quale biglietto strappato
in quale caso, coincidenza o teoria
con quali scarpe, su quale panchina
o battello a vapore, dentro quale 
formula matematica che mi spieghi l'amore
nel riflesso di quale pozzanghera
o scroscio di sole 
in mezzo a quale dolore
in quale lingua "domani"
in quale corpo o punto interrogativo.

Ma sempre ti dico
con occhi chiusi bisbigliando,
inciampando nelle sillabe,
perdendo l'ordine
 -ni-ma-do, ma-do-ni-,
sempre ti dico
-mentre il domani di ieri
è già passato-
con la gioia certa
di chi ha uno scrigno inviolato
prigioniero di qualche terreno o cantina,
"Arrivederci a domani"

1 commento:

  1. Domani non salirò sul treno in corsa, l’attenderò in stazione, così non avrò affanno, così saprò il momento, anche se non sarà un inizio da sogno come sto cercando perché privo dell’incertezza per cui ora fremo, perché salita ed entrata nel vagone troverò il posto libero. E mi metterò seduta soddisfatta ma non vincitrice. E forse mi accorgerò che avrei potuto iniziare il viaggio prima, perché avrei potuto essere non un passeggero ma il macchinista di questo treno. Comunque, ore 9.15. Forse.

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