sabato 22 ottobre 2016

Aggettivi estemporanei e ragioni di non-Essere

Io sono più triste della tristezza
perché la tristezza non sa 
esser altro che se stessa.
Senza nostalgie del suo Altro
lei guarda altera
tutta chiusa nei suoi abiti
di ricami grigi e merletti di lacrime.
Mentre io mi sfuggo
io non sono:
sono sempre l'assenza
di qualcosa.
Mi manca l'allegria
e -allegra-
mi manca la malinconia
e -così triste, più triste-
son l'assenza d'una tristezza più dolce
-la tristezza del mosto, degli autunni
e dei tramonti-
e allora 
-triste di non essere quella tristezza- 
mi pungo, mi dolgo
il mondo è fatto di spine 
le divento
e più di loro son pungente 
ché le spine non sanno
essere altro che se stesse.
E poi io amo
e amo più dell'amore
tutto chiuso in se stesso.
Il mio amore sa l'odio
e sa il disamore
ama per farli assenti 
-l'odio e il disamore 
e la disillusione-
e quindi non ama e non odia
è un puro specchio d'ombre
ed è più triste della tristezza
ed è solo il contrario di qualcosa
mai un sinonimo
e s'inciampa in un burrone:
lui cade, è mortale 
e come tale
non sa niente dell'Amore

                   Ph. Aela Labbè




1 commento:

  1. Tristezza e malinconia mi sembrano le parole chiavi di questa bella poesia dal sapore un pò esoterico.
    L'amore a mio parere è la parola opposta alla tristezza che compare e si cela tra i versi.

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