tra gelsomini e covoni di fieno
per un lungo viale
di alberi che impigliano il vento.
Tra cose buone ci cerca
la notte, ha una grossa otre
che a ognuno dispensa
le impossibilità del giorno.
Tornano di notte a parlare i morti
qualche vecchia giuntura si olia.
Sinistre cigolano le porte
entra d’improvviso un suono
nelle orecchie d’un sordo.
Fa piano la notte,
in punta di piedi accende
qualche candelabro,
scende scale vertiginose,
libera dalle gabbie le fiere,
riempie il letto dei fiumi rinsecchiti.
E scrive lettere la notte,
sigilla buste, mette nero su bianco
febbricitanti rimpianti. Getta un manto
scuro sugli amanti distanti
ed essi sanno d’improvviso
d’esser sotto una comune coperta
così circolano parole
in quello spazio muto
s’arrampicano per i fili elettrici,
per le stazioni radio,
scorrono su rotaie stridenti
e mai sbagliano interlocutore e destinario.
Tra cose buone ci cerca la notte
anima i busti bianchi delle statue
riporta in mare le conchiglie
a noi due disegna una strada
edifica un ponte
toglie le alfa privative:
C’incontriamo e siam bambini.
Ti ho visto, mia impossibilità diurna,
ed era notte. Una vecchia notte
Ti ho visto, mia impossibilità diurna,
ed era notte. Una vecchia notte
di grilli e di lune.
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