E adesso ghiaccia
tra la neve i petali
Lasciali aperti
alla giusta distanza
Lo stame occhio sbarrato
coricato con in mezzo una luna
Non sgualcirli
Che sia il freddo
una bianca coperta
E s'intravvedano
da trame di ghiaccio
i colori ora sbiaditi
come una non comune
tenace memoria.
E soffia talora
un colbacco di vento
che accenda le diafane bocche
e in massa le schiuda
sotto la spessa scorza.
Tieni quel fiore soprattutto
che fu di un amore improvviso
piegagli i petali appena
come mani giunte in preghiera
E se premerà per sciogliersi
in mezzo all'inverno
tu, inverno, più forte cristallizza
intorno, tieni slanciato
il gambo ormai blu.
E se vorrà tentennando parlare
tu, inverno, di tacere fagli segno
Addormentalo
tra gli uscieri del gelo
che neri solcano il cielo
calamite sospese
a chiamare una terra
vuota di segni
che inciampa in impronte.
E digli
tu digli che dorma
e alla sua paura mostra
come rapido ancora
il fiume che pare
immobile scorre
Come aspettano di risorgere
dalle tane i fiati
Come si scrollano
di siccità passate
i pini affollati di neve.
Queste cose digli
cullalo piano
tra i rimbrotti stalagmitici
dei tetti e dei camini
e sempre ricordagli il calore
con un freddissimo abbraccio
e così custodiscilo
lui che fu fiore
di un improvviso amore
custodiscilo -ti prego-
almeno fino a primavera.
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