che a me ti porta
niente il sole e la luna
o i falchi che solcano i mari
quei soliti falchi che annunciano
ciò che verrà in poesia.
E non sa niente la sabbia
che t'impolvera talvolta
le scarpe che vogliono andare
l'iride che non osa guardare
i lobi delle orecchie
che non vogliono sentire.
Niente l'inchiostro che ti scrive
La mano che ti accarezza
Il cuore che ti ama
L'occhio che ti guarda
L'orologio che ti aspetta
Il sonno che ti sogna
Non si deposita in nessun luogo
l'amore - non mani, non libri,
giorni o volti amici lo tengono-
mai ha testimoni
fluisce in trasparenza
è un ricciolo d'aria
per un istante teso
tra labbra e labbra -che non sanno-
Lo costruiscono inconsapevoli
muratori -inchiostro, mano,
cuore, occhio, orologio, sonno-
Operosi di giorno in giorno
con pala e picconi scavano
per nascondere un messaggio
che mai verrà recapitato.
In nessun luogo si deposita
l'amore, ché in tutto l'universo
nessun'altra bocca dirà
di questo ricciolo d'aria
che un giorno passò
bisbigliando confuso
tra noi, impercettibilmente
spostandoci il sorriso.
G. sà che il dubbio è emozione mentre il disvelare è razionalità. Deve rinchiudere entrambi nel petto finché perdura il deserto. G. è nella gabbia del silenzio ed ha occhi senza vissuto. Nella fortezza ha trovato la forza delle emozioni ma nella fortezza non ha mai incontrato un vero tartaro. Quello che ha scorto fuori gli ha mostrato una visione verticale, paragonabile ad una voragine buia, mentre nella visione orizzontale mostra la fine del deserto, la realtà, il presente. Fare un passo. Dovrebbe salutarsi con il tartaro. Poi potrebbe vedere dove sia il nemico. Nella fortezza o fuori.
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